Il Caffè 2/2007

Redazionale

Sommario

a cura di Giuseppe Caracò
Direttore responsabile
La Chioccia
Penso capiti a tutti di ripetere per abitudine gesti e movimenti sino a considerarli quasi meccanici ed eseguirli a memoria perdendo un po’ le sequenze del tempo e le variazioni che comporta. Così come ti fai la barba tutte le mattine e non ti accorgi, se non all’improvviso, che ti si stanno imbiancando i capelli. D’altro canto, molte pagine della nostra storia di persone sono spesso legate a riferimenti di cose o persone che diventano un tutt’uno con la nostra quotidianità fino a considerarli come presenti da sempre e ci sembra quasi impossibile immaginarne una diversa esistenza.
Anche la nostra banca, di tradizioni centenarie, ha legato parte della sua storia ad eventi ed a uomini che sembra siano sempre esistiti con essa. Molti volti si sono succeduti allo sportello, alcuni hanno lasciato ricordi altri hanno significato istituzione, diventando un tutt’uno con la banca, rendendo inimmaginabile l’una senza gli altri.
Una figura simbolo di questo percorso storico della nostra banca è senz’altro Piero Fantin, che è legato da amicizia personale con moltissimi clienti con i quali intrattiene rapporti confidenziali conoscendone storie ed aneddoti. Piero con il suo fare che poteva sembrar burbero, ma pur tuttavia sempre disponibile e sorridente come un personaggio uscito da un racconto di Guareschi, un moderno Don Camillo, ha fatto da chioccia a generazioni di giovani impiegati, senza lesinare consigli ed insegnamenti, legittimati da una lunga esperienza maturata un po’ in tutti i comparti della banca. La sua è sempre stata una scuola di criteri ispirati ai principi della cooperazione che contraddistinguono una Banca di Credito Cooperativo. Oggi Piero ha raggiunto la quiescenza e nel momento che sta per chiudere i suoi registri ci sembra quasi impossibile che siano trascorsi ormai gli anni di una intera carriera, anche perché la sua giovialità, la sua voce tonante, il suo spirito non hanno conosciuto la minima inflessione nel tempo e non appaiono per nulla ossidati da quarant’anni di lavoro.
Farò fatica ad abituarmi alla sua assenza e mi sembrerà invece naturale sbirciare nel corridoio per vedere il suo immancabile sorriso e ascoltare il buon giorno…con quel tono un po’ burbero da Don Camillo…
Per un futuro di valore
La sfida della "vera relazione"

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