Il Caffè 3/2004

Redazionale

Sommario

a cura di: Giuseppe Caracò
Direttore responsabile
Non ci sono più i cow boy
Il 17 ottobre, in tutto il mondo si è celebrata la giornata mondiale della lotta contro la povertà.
Forse è stata solo un piccolo fotogramma della quotidiana pellicola fin troppo ricca e ripetitiva di immagini che ci scivolano addosso come se intraviste dal finestrino di un treno in movimento, tanto sono veloci e successive. Qualcuno mi ricorda, a ragione, che dove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria tutti i diritti umani sono violati.
Chi opera nella solidarietà e nel volontariato, rinnova in ogni sua azione la speranza di un mondo dove trionfi la tolleranza e la comprensione tra i popoli. Troppo spesso le speranze restano disattese di fronte all’indifferenza di una società asservita alla marginalità del formalismo, lacerata da conflitti ideologici e religiosi, schiava della corsa al potere e delle ambizioni alimentate da sfrenati personalismi.
I notiziari quotidiani sono sempre più desolatamente un bollettino di violenze, soprusi, lacerazioni sociali, differenze razziali, speculazioni etiche, sfruttamento di minori e deboli. Sconcertante!
A volte rivedo spaccati della mia infanzia, generazione figlia dei sopravvissuti ad un evento bellico disastroso, che con pistole di legno e latta ripeteva il quotidiano trionfo del bene impersonificando nel gioco gli eroi dei film sul Far West americano. Eravamo tutti figli di John Wayne, bambini che rinnovando carnevale tutti i giorni con le finzioni dei costumi, correvano battendosi le natiche per ritmare gli zoccoli del galoppo dei Mustang selvaggi, bambini che suggerivano all’eroe cinematografico le insidie degli agguati, ma che poi esplodevano in piedi all’arrivo dei nostri.
Ora quei bambini-cow boy non vivono un film, sono attori della realtà, hanno sostituito con i Kalasnikov le pistole giocattolo, vengono avviati alla violenza, vengono educati ancora infanti all’odio, uccidono per garantirsi la sopravvivenza, spinti dalla fame e dalla paura e vengono uccisi nell’anonimato ideologico dei poveri.
Gli ideali di purezza spesso hanno il volto di giovani kamikaze. Ma quale giusta legge si fonda sulla morte dei giovani, di chi quel giusto dovrebbe perseguirlo e diffonderlo? Ma quando arrivano i nostri? I media non ci regalano spaccati di sogno, ci vendono quotidianamente sconcertanti realtà. Dobbiamo cercare una differente linea di comportamento; stiamo entrando nel periodo del Natale, non abbandoniamoci alle sole riflessioni d’atmosfera, al buonismo dell’albero colorato che fra pochi giorni getteremo via povero di stelle e addobbi.
Nei nostri biglietti di auguri, abbiamo scritto quest’anno: un gesto di solidarietà e ogni giorno sarà Natale.
Ne siamo convinti, cerchiamo il nostro essere differenti per qualificarci, e chi ci riuscirà, potrà con fierezza proclamarsi veramente diverso.
Buon Natale a tutti voi, cari lettori.
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