Redazionale |
Sommario |
di Giuseppe caracò Direttore Responsabile Il Malessere della solitudine La proclamazione dell’anno internazionale della cooperazione da parte dell’ONU e la beatificazione dell’economista di Dio Giuseppe Toniolo, che sosteneva il prevalere dell’etica e dello spirito cristiano sulle dure leggi dell’economia e il primato della persona, suggeriscono oggi un approccio distaccato e più coerente con l’emotivo impatto della cronaca delittuosa di tanti suicidi provocati dalle difficoltà economiche di molte aziende, in particolar modo nel nostro territorio, altrimenti celebrato, sino a poco tempo fa, come il miracolo economico del Nord-Est. La morbosità del giornalismo di cronaca all’assalto di sensazione più che di considerazione, si è preoccupata di sbattere il mostro in prima pagina per istigare l’opinione pubblica a colpevolizzare il mondo della politica e dell’imprenditoria quali cause prime della crisi economica e i debiti che fanno sempre più paura sino a determinare il pesante tributo del suicidio per fuggirne le conseguenze, ma non ha condannato l’estrema scelta. Lo psichiatra Vittorino Andreoli a Verona ha avuto per gli imprenditori parole di incoraggiamento, li ha spronati a non demordere mentre l’icona mediatica Paolo Crepet, a Pordenone, non ha accettato l’etichetta di suicidi economici e ha invitato gli imprenditori a tornare a fare gli imprenditori con coraggio e determinazione. Bisogna che credano nelle loro imprese, capitalizzandole e promuovendole alla ricerca, all’innovazione e al costante miglioramento della qualità, perché saranno queste le principali risorse della differenziazione e della concorrenza vincente su qualsiasi mercato. Paghiamo oggi il prezzo della globalizzazione e l’inopportuna scelta del passato di fare finanza d’impresa più che economia reale. In fin dei conti in un secolo abbiamo affrontato due eventi bellici e calamità naturali disastrose che hanno messo in ginocchio un Paese, ma ci siamo rialzati, forse non lo possiamo fare ancora? Ma tutto questo non giustifica l’insana scelta di porre fine alla propria vita perché si sentono soli e abbandonati di fronte alle problematiche dei debiti e della disoccupazione. È altrettanto vero che sono cambiate le regole di vita e di mercato, allora adeguiamo il nostro stile di vita alle mutate esigenze di periodo. Rileggendo lo statuto della nostra cooperativa, che consiglio a molti soci di fare, scopro come oggi più di ieri, quando è stato scritto, abbia valori e soluzioni attualissime e calzanti. La solidarietà finanziaria e sociale non si alimenta con l’emotività delle Borse Valori, cammina e cresce con l’uomo, gli dà dignità e coraggio, è il cardine fondamentale di un principio che fa della vita un dono stupendo, rispettiamolo. |
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